Ognuno di noi possiede un sistema valoriale, comunicativo e relazionale di riferimento. Esso funge da salvagente, garantendoci sicurezza e protezione quando siamo piccoli e continuando a esercitare la sua funzione di porto sicuro quando diventiamo adulti. Nel mio sistema di riferimento sono sintonizzato sulla mia frequenza, sui miei bisogni e sui messaggi che il mio io elabora nei confronti di me stesso, garantendomi le facoltà necessarie ad auto regolamentarmi ed auto supportarmi. Cosa accade invece se dal mio sistema di riferimento decido di uscirne? che posso sintonizzarmi meglio sul messaggio dell’altro. Ascoltandolo consapevolmente, in modo attivo, garantendomi strumenti adeguati per formulare una risposta più centrata sul bisogno che quella persona sta manifestando in quel momento.
Questo per un professionista educativo è uno step evolutivo fondamentale.
Da educatore accetto l’idea che mettere in gioco il proprio sistema di riferimento garantisca la possibilità di compiere un investimento morale e valoriale necessario alla costruzione di una solida e ricca piattaforma comune con l’educando. Nel percorso educativo i due punti di vista di educatore ed educando sono indispensabili perché concorrono a rendere bidirezionale e circolare il processo, che si basa su aspetti contenutistici e relazionali. Sulla condivisione di questi ultimi può esserci discrepanza, ma se il processo di costruzione della piattaforma comune sarà stato fondato su elementi di verità, accettazione e ricerca del bene assoluto, di pari passo sarà nata e cresciuta quella consapevolezza in grado di far meta comunicare i soggetti. Quello della meta comunicazione è un processo collegato alle forme di comunicazione assertiva, in cui gli interlocutori sono consapevoli di loro stessi ma anche degli altri, e in virtù di questo hanno una visione positiva di sé e degli altri, in un ottica di analisi transazionale in cui entra in gioco la formula io sono ok- tu sei ok. Se si sarà raggiunta tale posizione, sarà più semplice scegliere i valori comuni da posizionare nella piattaforma, nonostante i possibili conflitti derivabili.
Quella di decentrarsi dunque diventa un’azione propedeutica ad una crescita professionale ma soprattutto spirituale dell’educatore, che nella scelta di dove dirigere sé stesso lungo il percorso della sua vita trova la possibilità di sviluppare o meno il proprio potenziale professionale e umano, radicandosi con il mondo e con la vita in una comunione di equilibrio e amorevolezza: arrivando a questo punto, decentrarsi non potrà mai rappresentare una debolezza, quanto più sarà invece una delle migliori manifestazioni della forza energetica, filosofica e professionale di ogni educatore, professionista consapevole.