Le armi del mestiere: griglia, diario e colloquio

Dedicare uno spazio isolato a quelli che sono gli strumenti principali del lavoro di ogni educatore rappresenta una necessità che alla luce della sempre meno ricca linearità formativa che i nuovi educatori subiscono può essere utile e in grado di fornire un booster di tutto rispetto alla crescita professionale degli stessi.

Questi strumenti hanno rappresentato una costante in questi miei anni di studio e lavoro: sperimentarli in prima persona mi ha consentito di cogliere e comprendere le potenzialità che essi possiedono dal punto di vista comunicativo e soprattutto l’importanza che hanno all’interno dei processi educativi. Ne puoi fare a meno fintanto che non ne hai conoscenza: ma dal momento in cui li sperimenti ti rendi conto delle abnormi differenze che si palesano tra il professionista che eri prima del loro utilizzo e quello che sei diventato dopo.

La griglia. Questo strumento offre la possibilità di immagazzinare dati, a partire dall’intenzione di osservare e analizzare più attentamente un determinato comportamento o evento manifestato da un singolo o da un gruppo in un dato contesto e in un dato momento L’educatore ha la possibilità di strutturarla sulla base delle necessità che richiedono le diverse situazioni d’intervento. Proprio questa sua flessibilità la rende uno strumento valido per modalità differenti di intervento.

Il diario. Sul diario l’educatore scrive tutto ciò che può essere considerato significativo e importante per il buon svolgimento dell’azione educativa. Possono esserci osservazioni inerenti il comportamento dell’educando, oppure sul mondo a lui circostante (sfera relazionale). Come la griglia, anche questo strumento è un valido supporto all’osservazione. Necessita di essere costantemente aggiornato, anche se a seconda della tipologia con cui si interviene la modalità di compilazione cambia. Riportare il tutto sul diario, diventa fondamentale per lo scambio di comunicazione con i colleghi, oltre a consentire all’équipe di rimanere costantemente e paritariamente aggiornata sulla vita del gruppo e dei suoi singoli membri. Utilizzare strumenti come questi rappresenta un vantaggio per qualsiasi educatore, in qualsiasi ambito di intervento. Non è un caso che Herbert Franta, luminare nel campo della comunicazione educativa, nei suoi training avesse inserito validi strumenti di rilevazione e osservazione, inerenti sia gli atteggiamenti degli educatori che quelli degli educandi.

Il colloquio. Utilizzato in tutti i contesti educativi, il colloquio rappresenta uno dei momenti più importanti del lavoro di un educatore. Si tratta di uno strumento che assume una certa validità con tipologie differenti di destinatari. Basti pensare all’utilizzo che un educatore può farne ad esempio con dei genitori, oltre che con bambini o adolescenti. Nel colloquio è fondamentale che il tipo di relazione che si instaura tra i due interlocutori sia di carattere asimmetrico, perché sia assicurata una sostanziale diversità di ruoli. L’educatore che non tiene conto di questa caratteristica, rischia di trovarsi in difficoltà, soprattutto qualora l’altro dimostri o espliciti caratteristiche di invadenza dello spazio altrui. Il tempo che l’educatore dedica al colloquio non è sottratto a niente e a nessuno, in quanto è il momento che la persona in richiesta di aiuto ci concede per arrivare ad uno scambio di informazioni che possono rivelarsi preziose per il proseguimento del processo educativo. Inoltre, mantenersi neutrali completa il micro quadro di quelle competenze indispensabili per una gestione corretta del colloquio da parte del conduttore.

Un quadro accennato di tre strumenti che per quanto mi riguarda hanno avuto un fortissimo impatto. Aver avuto la fortuna di apprenderli nei miei studi e successivamente di sperimentarli nelle mie esperienze di lavoro è stato e continua ad essere tutt’ora un valore aggiunto di inestimabile valore per la mia crescita personale e professionale. Sono certo che è così anche per te che ti appresti a terminare questa lettura. La teoria è un paracadute che ci permette di compiere atterraggi morbidi in situazioni di emergenza. In quei momenti è fondamentale sapere come muoversi e conoscere al meglio delle nostre possibilità ogni possibile sviluppo dei nostri pensieri, delle nostre parole e delle nostre azioni nell’ambito della relazione educativa.

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